venerdì 13 febbraio 2015

Tecnica dei manipoli: dallo studio di modello alla nascita del prototipo

La nascita del prototipo di un manipolo permette di valutare la correttezza del modello matematico studiato nella prima fase di lavorazione, la manipolazione ottica. La seconda fase, finalizzata appunto alla realizzazione del prototipo avviene in laboratorio, dove vengono verificate le prestazioni di sistema rispetto alle specifiche dei lasers. Molto spesso, infatti, le caratteristiche di emissione variano in funzione delle condizioni d’uso.

Al fine di rispettare le norme di certificazione e l’alta qualità tecnologica che si traduce nella realizzazione di prodotti sicuri e affidabili, si lavora al meglio portando i dispositivi alle massime prestazioni migliorandone il funzionamento. Vengono misurate le potenze emesse e la distribuzione di energia dei fasci, definendo in questo modo in maniera oggettiva il comportamento dello strumento.

Terminata questa seconda fase, si studia il layout meccanico. Vengono, quindi, definite le parti meccaniche che costituiscono i manipoli: programmi di progettazione tridimensionale permettono di disegnare tutte le componenti e di studiarne l’armonizzazione. Leggerezza, ergonomia, robustezza sono i principi da rispettare: sono le caratteristiche che ciascun manipolo deve avere, oltre ad affidabilità, facilità di pulizia e manutenzione.
Il progettista immagina di essere un ‘utente’: analizza e valuta tutte le possibili condizioni d’uso che lo stesso potrebbe incontrare. È la fase in cui emergono le differenze tecniche dei manipoli rispetto al loro uso: un dispositivodestinato al settore veterinario per intervenire chirurgicamente su un animale, è dal punto di vista ottico simile a quello utilizzato in chirurgia per operare un uomo, ma dal punto di vista meccanico e strutturale presenta delle caratteristiche differenti.

Terminata anche la seconda fase di lavoro, inizia la progettazione vera e propria del dispositivo.

(to be continued..)


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