Tecnica dei manipoli: dallo studio di modello alla nascita
del prototipo
La nascita del
prototipo di un manipolo permette di valutare la correttezza del modello
matematico studiato nella prima fase di
lavorazione, la manipolazione ottica. La seconda fase, finalizzata appunto alla realizzazione del prototipo avviene in laboratorio, dove vengono
verificate le prestazioni di sistema rispetto alle specifiche dei lasers. Molto
spesso, infatti, le caratteristiche di emissione variano in funzione delle
condizioni d’uso.
Al fine di
rispettare le norme di certificazione e l’alta qualità tecnologica che si
traduce nella realizzazione di prodotti
sicuri e affidabili, si lavora al meglio portando i dispositivi alle
massime prestazioni migliorandone il funzionamento. Vengono misurate le potenze
emesse e la distribuzione di energia dei fasci, definendo in questo modo in
maniera oggettiva il comportamento dello strumento.
Terminata
questa seconda fase, si studia il layout
meccanico. Vengono, quindi, definite le parti meccaniche che costituiscono
i manipoli: programmi di progettazione tridimensionale permettono di disegnare
tutte le componenti e di studiarne l’armonizzazione. Leggerezza, ergonomia,
robustezza sono i principi da rispettare: sono le caratteristiche che ciascun
manipolo deve avere, oltre ad affidabilità, facilità di pulizia e manutenzione.
Il progettista
immagina di essere un ‘utente’: analizza e valuta tutte le possibili condizioni
d’uso che lo stesso potrebbe incontrare. È la fase in cui emergono le
differenze tecniche dei manipoli rispetto al loro uso: un dispositivodestinato
al settore veterinario per intervenire chirurgicamente su un animale, è dal
punto di vista ottico simile a quello utilizzato in chirurgia per operare un uomo,
ma dal punto di vista meccanico e strutturale presenta delle caratteristiche
differenti.
Terminata anche
la seconda fase di lavoro, inizia la progettazione vera e propria del
dispositivo.
(to be continued..)
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